La libreria di Cologno e le Licenze Flottanti

UPDATE del 25 Novembre.

Leggete questo articolo:

http://punto-informatico.it/3044464/PI/News/medialibrary-prestito-digitale-tempo.aspx

e visitate questo sito:

http://www.medialibrary.it/home/home.aspx

FINE UPDATE

Notizia di oggi:

http://ehibook.corriere.it/2010/11/biblioteche_protezioni_e_grand.html

In buona sostanza: i sistemi DRM usati dagli editori digitali (eBook) impediscono alle biblioteche di fare il loro lavoro (previsto e garantito dalla legge quasi ovunque in Occidente).

Questo è a dir poco strano perché, se esiste un modo di semplificare e gestire in modo impeccabile il lavoro delle biblioteche, questo è rappresentato proprio dalla tecnologia digitale (cioè dagli eBook). In particolare, da uno strumento noto come license server.

Cos’è successo

Per capire cos’è successo a Cologno Monzese, bisogna sapere com’è fatto e come funziona un sistema DRM (Digital Right Management).

In linea di principio, tutti i sistemi DRM hanno questa struttura:

  1. Un file “documento”, che solitamente è un file ePub o PDF.
  2. Un sistema di cifra che provvede a crittografare questo file. Di solito questo sistema risiede sul server che provvede alla vendita del file (il server di e-commerce). Questo sistema cifra il file usando la chiave di cifra fornita dal viewer che viene usato per l’acquisto.
  3. Un apposito programma “viewer” che provvede a decifrare il file ed a visualizzarlo. Questo viewer è sempre marcato da un’apposita chiave di cifra che viene usata per cifrare i file a lui destinati. Il viewer può essere solo software, come avviene nel caso di Blio (http://www.blio.com/), oppure può essere un sistema hardware/software più o meno inseparabile, come avviene per Amazon Kindle e iBook di Apple.

Il sistema si usa in questo modo:

  1. L’utente che vuole comprare un eBook si “presenta” al sistema di vendita (il server di e-commerce) e si identifica usando la chiave di cifra che si trova all’interno del suo viewer.
  2. Il server di vendita prende il file ePub dell’eBook richiesto e lo cifra usando la chiave del cliente. Da questo momento in poi, questo file sarà leggibile solo da quello specifico viewer.
  3. Il cliente scarica il file e lo legge sul suo viewer. Se anche lo sposta su un altro dispositivo, il file risulta illeggibile perché manca la chiave per decifrarlo.

Di conseguenza, una libreria è costretta a prestare il viewer (il dispositivo di lettura). Non può limitarsi a prestare il libro (il file). Non solo: non può nemmeno “installare” l’eBook richiesto dall’utente su uno dei viewer disponibili o spostarlo da un viewer all’altro. Ogni viewer ha il suo insieme di libri e basta.

Questa limitazione è semplicemente FOLLE proprio perché l’eBook è semplicemente un file, esattamente come un normale programma per computer od un videogame (che, infatti, di solito soffrono della stessa limitazione). Essendo un file, dovrebbe essere “spostabile” ed “installabile” senza problemi.

I License Server servono proprio a superare questa limitazione.

Cos’è un license server

Un License Server è un server (un computer più un programma) accessibile come nodo di una rete (di solito Internet) e che provvede a gestire le licenze d’uso di un programma applicativo (un CAD, un programma di contabilità, etc.).

Vedi: http://en.wikipedia.org/wiki/License_server .

La tecnica che il License Server rende possibile è nota come “Licenze Flottanti” (“Floating License”). Potete vedere alcuni License Server qui:

http://www.x-formation.com/lm-x_license_manager/index.html

http://agilis-sw.com/NetworkLicensingLandingPage.htm

http://www.openlm.com/

http://www.cosmic-software.com/flexlm_float.php

Un license server solitamente ha questa struttura:

  1. Un server che accetta le richieste di licenze dall’utente e che le soddisfa fornendo loro una licenza. Le licenze possono scadere dopo un tempo predefinito o restare valide finché l’utente non le libera in modo esplicito, ad esempio chiudendo il programma a cui sono legate. Le licenze sono conservate in un apposito database (protetto e cifrato) e vengono acquistate “a blocchi” dal fornitore.
  2. Il programma client (un CAD, un programma da ufficio, un programma d contabilità) contiene al suo interno le funzionalità necessarie per collegarsi al server e chiedere una licenza. Di solito, all’utente viene chiesto di identificarsi in qualche modo (username e password o qualcosa di equivalente).

Un License server si usa in questo modo:

  1. Sul server viene “caricato” un certo numero di licenze, acquistate dal fornitore.
  2. Gli utenti le scaricano mano a mano che ne hanno bisogno. Di solito basta lanciare il programma. L’operazione di richiesta/assegnamento della licenza viene eseguita silenziosamente dal sistema software. Se l’utente non è già stato identificato in altro modo (dal sistema operativo), di solito gli viene chiesto di fornire username e password.
  3. Quando le licenze finiscono, bisogna aspettare che uno degli utenti renda nuovamente disponibile la sua licenza “caricandola” sul server (o chiudendo il programma che sta utilizzando).

Come potete capire, se i server di e-commerce degli “editori digitali”, come Amazon, Apple, Barnes&Noble disponessero di queste funzionalità, le librerie non dovrebbero far altro che caricare delle licenze temporanee (un mese, sei mesi, etc.) sui dispositivi di lettura degli utenti per far il loro lavoro. Non importa se il dispositivo di lettura appartiene alla libreria od all’utente.

Non solo: anche gli utenti privati potrebbero usare queste funzionalità per spostare i loro eBook da un dispositivo all’altro o per prestarli agli amici (con la certezza di vederli tornare alla data stabilita).

Il cappellaio matto

E qui casca l’asino: questi sistemi esistono già da anni ed hanno già tutte le funzionalità necessarie per svolgere egregiamente questo lavoro. Il sistema usato da Apple per vendere gli iBooks (iBookstore), ad esempio, si appoggia ad iTunes, cioè al più classico e più famoso dei License Server. Anche il server di Amazon per i Kindle dispone di queste funzionalità, esattamente come avviene per il server Adobe usato, tra gli altri da Telecom Italia, da Barnes&Noble e da molti altri operatori.

Dov’è allora il problema?

Il problema è questo: se è la libreria a comprare un eBook, per forza di cose deve comprarlo usando uno dei suoi viewer. Questo perché la licenza d’uso viene assegnata al dispositivo, non al cliente. Di conseguenza, la libreria non può caricare una licenza “nuda” su un dispositivo qualunque (purché compatibile). Deve per forza caricarla su uno dei suoi dispositivi. Ad aggravare la situazione c’è il fatto che di solito un utente (qualunque utente) al massimo può “autorizzare” cinque o sei dispositivi di sua proprietà all’uso di una licenza flottante (Apple però non prevede limiti al numero di dispositivi “mobile” che è possibile autorizzare).

La soluzione, ovviamente, consisterebbe nel vendere/noleggiare (almeno alle librerie) dei “pacchetti” di licenze installabili su qualunque dispositivo abilitato. Questo però non è tecnicamente possibile perché la licenza viene “calcolata” (“generata”) a partire dalla chiave di cifra che identifica il dispositivo di lettura. Di conseguenza, il dispositivo di lettura deve essere stato “presentato” al License Server in precedenza.

Insomma, per farla breve: sarebbe necessario un license server “figlio” che la libreria possa acquistare o noleggiare dal fornitore e che possa essere usato per questi scopi. Un license server su cui passare le licenze acquistate dal fornitore per poi passarle ai dispositivi degli utenti. Un arnese del genere, sfortunatamente non esiste. Almeno, non nel settore degli eBook.

Il workaround

Con alcuni sistemi, è possibile attuare un “workaround”. Ad esempio, il sistema usato da Apple (iTunes) permette di scaricare lo stesso file su un massimo di cinque computer MacIntosh diversi e di leggerlo su un numero illimitato di dispositivi mobili (iPad, iPod, iPhone) per cui, teoricamente, la libreria potrebbe attrezzarsi con almeno cinque MacIntosh e tutti gli iPad che vuole e poi giocare con il “Sync” di iTunes per assegnare le licenze ai suoi utenti.

Peccato che questo comportamento sia esplicitamente vietato dalle condizioni di licenza di Apple (per ovvie e comprensibili ragioni). Le licenze vengono infatti assegnate all’utente e non sono trasferibili ad altri utenti, nemmeno gratis.

C’è quindi anche un serio problema legale da risolvere.

Il prestito nell’universo digitale

Come avete capito, il prestito nell’universo digitale è essenzialmente una questione di assegnazione e gestione delle licenze d’uso. Possono esistere infinite copie dello stesso file e nonostante questo si può rendere utilizzabili solo le copie che sono installate in modo legittimo, per il tempo necessario. Questo è, in pratica, ciò che già fanno, da anni, molti produttori di software (tra cui Microsoft). Il software, infatti, non viene mai venduto ma solo “concesso in licenza”. Non c’è quindi bisogno di inventare nulla di nuovo o di insolito.

Non solo eBook

Ovviamente, questa tecnica può essere usata con qualunque tipo di file protetto da DRM: eBook, file musicali, film, etc. Dal punto di vista tecnico, un file è solo un file. Non cambia nulla se il suo contenuto è un film od uno spartito musicale.

L’alternativa “Open”

La libreria di Cologno Monzese ha deciso di risolvere il suo problema nel modo più corretto: “prestando” ai suoi utenti solo libri che NON sono protetti da DRM. Questo vuol dire, in larghissima misura, libri che sono disponibili come file PDF e simili protetti solo da una licenza Creative Commons o GFDL che ne permette la ridistribuzione. Infatti, non avrebbe nessun senso proteggere con un sistema DRM un testo che è protetto da una licenza che autorizza esplicitamente l’utente a copiare e redistribuire il file.

In quasi tutti i casi, però, si tratta di testi “classici”, o di scarso interesse per il pubblico “generico”, che sono comunque disponibili su Internet in modo del tutto libero e spesso gratuito. La libreria quindi non aggiunge assolutamente nulla a ciò che già esiste. Se si limita a questo, il suo ruolo sociale ne risulta annichilito.

I watermark

La libreria di Cologno Monzese aveva sperato, invece, di poter accedere ad un vasto repertorio di testi protetti solo da un watermark, cioè da un “marchio” impresso (in modo visibile od invisibile) al file stesso per renderlo identificabile. Una tecnica nota anche come “Social DRM”.

Quella dei watermark, infatti, sarebbe la scelta più rispettosa dei diritti degli utenti e quindi più auspicabile. Disgraziatamente, non sembra aver incontrato i favori degli editori. Non ancora, almeno.

Finora, solo la casa editrice inglese Packt Publishing, specializzata in testi di informatica, sembra aver adottato su larga scala la tecnica dei watermark:

http://www.packtpub.com/

Conclusioni

Spero che questo articolo sia servito a chiarire quali sono i problemi che devono affrontare le librerie. Spero anche che serva d’ispirazione a coloro che sviluppano software e servizi per queste applicazioni.

Antonio Tombolini di Simplicissimus, se ci sei batti un colpo :-)

E Marco Barulli e Giulio Cesare Solaroli, di Clipperz, parlo anche a voi. Il sistema di “zero knowledge” che state usando su Clipperz sarebbe molto interessante se usato per un license server innovativo.

Alessandro Bottoni

La foto di copertina è di Mauro Ventura ed è stata scattata al Baloon Festival di Ferrara nel 2009. Vedi: flickr.com/photos/europeataglance/3943428143/sizes/l/ .

Comments
4 Responses to “La libreria di Cologno e le Licenze Flottanti”
  1. lordmax ha detto:

    Antonio c’è ma realizzare quello che dici tu mica è una passeggiata… senza contare il fatto che poi la resistenza degli editori ci sarebbe comunque… ed anche della Adobe. ^__^

  2. simone ha detto:

    Con l’avvento di nuove tecnologie, si cercano di usare sempre più filtri, sempre più sofisticati, sempre più nuovi tipi di licenze proprietarie, per ottenere la stessa cosa da secoli, da parte dei soliti prepotenti, cioè, il monopolio e l’esclusività!

  3. kingofgng ha detto:

    E fu così che fallirono le velleitarie speranze del digitale di sostituire, affiancare o anche solo impensierire la vendita dei libri fatti di carta…

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