Quello che ci manca

[Riporto qui di seguito il mio articolo della settimana scorsa per Gli Altri di Piero Sansonetti]

Torniamo al discorso sull’hacking della democrazia che abbiamo iniziato la settimana scorsa (che trovate sui nostri siti web).

Quello che ci manca, a livello di istituzioni democratiche, è un sistema di sorveglianza, di controllo e di salvaguardia delle istituzioni democratiche stesse. Qualcosa di più potente, più efficace, più tempestivo e più robusto dell’attuale sistema, rappresentato solo dalla Corte Costituzionale e dal Presidente delle Repubblica.

Le democrazie di questa generazione (Italia, EU, USA, etc.), infatti, danno all’elettorato “abbastanza corda da impiccarsi”. Nel corso del novecento, democrazie come questa hanno portato al potere (grazie al voto legittimo e democratico della maggioranza dei cittadini) dittatori spietati come Mussolini ed Hitler, e delinquenti senza scrupoli e senza vergogna, come Berlusconi. È quindi comprensibile (forse inevitabile) che ogni tanto torni la tentazione di “selezionare” in qualche modo l’elettorato o gli eletti, in modo da innalzare il livello qualitativo minimo della nostra classe dirigente.

Tuttavia, questa è la strada sbagliata. Qualunque tentativo di selezionare gli elettori o gli eletti crea un meccanismo che può essere sfruttato da chi già detiene il potere per perpetuare il proprio dominio in eterno, ampliando il proprio potere senza limiti.

Quello che ci serve è un meccanismo che possa intervenire su ciò che fanno i nostri parlamentari, non su ciò che sono. Ci serve un meccanismo che impedisca loro di promulgare leggi che sono lesive delle istituzioni democratiche (come l’attuale porcellum elettorale), lesive delle minoranze indifese (come la Bossi/Fini) o dei singoli individui (come la legge vergogna sulle dichiarazioni di fine vita). Ci serve un Senato che abbia diritto di veto sulle leggi promulgate dal parlamento. Un Senato che rappresenti lo Stato (in una sana contrapposizione con il Parlamento, che rappresenta il Popolo). Un Senato che, quando è necessario, abbia il potere di sanzionare i parlamentari per le loro azioni, fino al punto di sospenderli o espellerli dal Parlamento. Soprattutto, ci serve un Senato che possa impedire ai parlamentari di creare quel fossato tra loro ed il resto del paese che ormai usano allo scopo di difendere i propri interessi corporativistici.

Si, perché IL principale difetto delle nostre democrazie consiste nel fatto che esse concedono ai parlamentari anche il potere di decidere di sé stessi (stipendio, rimborsi, trattamento pensionistico, perseguibilità legale, etc.) e del rapporto che hanno con il resto del paese. In altri termini, danno loro il potere di sovvertire i meccanismi democratici più fondamentali (cancellando di fatto il “contratto di rappresentanza” tra eletto ed elettore).

Per questo serve un senato che sottragga loro il potere di decidere sui loro interessi di categoria (a partire dallo stipendio) e sul funzionamento del parlamento (a partire dalla legge elettorale che stabilisce come vi si accede).

Tutto questo ha una ovvia conseguenza: il Senato che stiamo ipotizzando non può essere un organo elettivo. I suoi membri non possono essere eletti dal popolo perché questo meccanismo finirebbe per ricreare tutte le “storture” del Parlamento, a partire dalla divisione in fazioni eternamente in guerra tra loro. Deve essere un organismo a cui si può accedere solo al termine di una lunga carriera i cui passaggi sfuggano al controllo dei politici e dei “poteri forti”. Ad esempio un’assemblea di membri sorteggiati a caso tra i membri di alcune categorie (rettori di università, presidenti di Tribunale e/o di Corti di Appello e di Cassazione, etc.).

Questo perché è giusto e normale che il Parlamento rappresenti le fazioni in cui è suddivisa la nostra società. Il Parlamento, infatti, è la voce di questa società e di ogni elemento che la compone. Viceversa, il Senato che ipotizziamo dovrebbe essere la voce dello Stato, delle sue istituzioni democratiche e dei suoi organi funzionali. Non può quindi essere l’ennesimo pollaio dominato da interessi di parte. Deve essere un organo super partes in grado di sopravvivere agli umori passeggeri della politica parlamentare.

Alessandro Bottoni

L’immagine di copertina è una bella foto di Capitol Hill, sede del Congresso USA, e proviene da Flickr: flickr.com/photos/15532303@N05/3696010699 .

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