Fahrenheit 902

La temperatura a cui la cultura (digitale) brucia

Guido Scorza (http://www.guidoscorza.it/), in un paio di suoi recenti articoli su questo tema (“Accordo Telecom Mondadori” su Wired e “Telecom-Mondadori: la cultura diventa di pochi” su Il fatto Quotidiano), ha recentemente denunciato la nascita nel nostro disgraziato paese dell’ennesimo, perverso monopolio: quello dell’editoria digitale. Come i lettori più attenti ricorderanno, questa è una situazione che avevo denunciato anch’io qualche tempo fa (“Il business dell’editoria digitale”). Riporto qui di seguito alcune mie considerazioni su questo tema.

Il punto chiave: i micropagamenti

Il fatto che un editore, come Mondadori, ed una società di telecomunicazioni, come Telecom Italia, stipulino un accordo per la distribuzione di eBook, in sé, non è motivo di sorpresa e/o di scandalo. Lo hanno già fatto molti altri operatori su altri mercati (vedi AT&T e Amazon sul mercato USA). Anche il fatto che Telecom Italia possa elargire gratuitamente ai suoi utenti il costo della connessione è ormai irrilevante in un mondo sempre connesso com’è il nostro.

Il vero punto dolente è quello dei micoropagamenti: solo una TelCo come Telecom Italia può garantire ai suoi utenti la possibilità di pagare attraverso il conto utente della SIM telefonica, senza complicazioni e senza spese.

Questa è solo l’ennesima conseguenza di una “carenza” che esiste sul nostro mercato (e su quasi tutti i mercati mondiali) da almeno 10 anni. Ne avevo parlato io stesso in un mio articolo su Punto Informatico nel 2008 (“Innovazione: chi ostacola i veri micropagamenti?”). Si tratta, però, di una carenza tutt’altro che accidentale. Sin dalla fine degli anni ’90, tutti i principali studiosi di e-commerce denunciano la battaglia sotterranea tra banche, TelCo e altri operatori per ottenere il controllo di questo settore. Si tratta, ovviamente, di una guerra sporca ed invisibile, condotta con ogni mezzo e ad ogni livello, la cui posta è elevatissima, sia in termini economici che in termini di potere sulle “masse”.

Si tratta, altrettanto ovviamente, di una situazione che può essere risolta solo con un adeguato intervento legislativo. Ma… in un paese in cui il Presidente del Consiglio è anche proprietario della principale casa editrice nazionale (e delle Poste, di tre televisioni nazionali, di varie banche e mille altri elementi del sistema economico) si può veramente pensare che il governo possa intervenire in modo equilibrato su un tema come questo?

Ma è davvero così grave?

No.

In realtà, è abbastanza ovvio che Telecom Italia ha tutto l’interesse a stipulare contratti simili a questo anche con altri editori. Forse non esattamente alle stesse condizioni, ma sicuramente tali da non farli chiudere. Come tutti i parassiti, anche Telecom Italia non ha nessun interesse ad uccidere il suo ospite. Gli conviene mantenerlo in vita e spolparlo lentamente, almeno fintanto che l’ospite non si crea una via di fuga (qualcosa come STEALTH di Simplicissimus, per esempio). Non c’è quindi motivo di gridare alla censura. Non ora, almeno.

La situazione non è poi così grave anche perché il monopolio sui micropagamenti è, di fatto, già in fase di dissoluzione. Gli operatori del settore, da Google a Facebook a PayPal, si sono già attrezzati per la bisogna o lo stanno facendo. Trattandosi di operatori sovrannazionali, gli effetti della legislazione medievale e protezionistica italiana sono spesso limitati. Come hanno scoperto a loro spese i discografici, Internet non è così facile da controllare dalla “control room” di uno specifico paese (che, oltretutto, rappresenta meno dell’1% della popolazione mondiale). Ci vorrebbe un organismo di controllo planetario ma, in quel caso, i nostri “furbetti del quartierino” dovrebbero vedersela con squali di ben altre dimensioni.

La speranza mal riposta: la pirateria

Leggendo i commenti all’articolo di Guido Scorza su Il Fatto Quotidiano, è chiaro che molti cittadini pensano di poter bypassare questa trappola ricorrendo alla “pirateria digitale” (eMule, BitTorrent, etc.).

Non è così.

Non stiamo parlando di file MP3 “rippati” da CD senza protezione. Gli eBook di questa generazione sono protetti in modo pesante contro la copia. Vedi: “I sistemi anticopia (DRM) dei libri digitali (eBook)”.

Questi eBook verranno senz’altro “crackati” e ridistribuiti sulle varie reti P2P ma NON siamo comunque di fronte ad un meccanismo di pirateria allegra e senza rischi come quella a cui ci ha abituati il mondo della musica.

Non sarà questa la strada verso la liberalizzazione della cultura in formato eBook.

Che farà l’antitrust?

Niente.

Purtroppo, come è stato ormai ampiamente dimostrato da molti processi e dalla cronaca quotidiana, in questo paese il potere politico e “burocratico” è ormai saldamente in mano alla mafia da almeno 15 anni (direi almeno 50) e quindi non è possibile farsi illusioni su temi come questo. La casa editrice Mondadori appartiene al Presidente del Consiglio Berlusconi da molti anni. Non è realistico pensare che una authority antitrust che viene nominata e pagata da questo governo possa ribellarsi ad esso mettendo in discussione uno dei progetti più importanti del suo esponente di più alto livello. Telecom è, da sempre, una delle mangiatoie a cui si alimentano molti altri esponenti della medesima cricca e quindi non è realistico pensare che qualcuno decida di agire contro di essa. Il cittadino risulta quindi “cornuto e mazziato”: subirà le conseguenze dell’ennesimo monopolio e dovrà pure considerarsi soddisfatto, visto che l’antitrust si guarderà bene dal prendere le sue difese.

Che fare?

Imparare l’inglese.

Per nostra fortuna, l’Italia non è il mondo e, soprattutto, Internet non conosce frontiere. L’unico, vero modo di sottrarsi a questi soprusi consiste nel sottrarsi alla servitù che ci impone la nostra stessa provenienza nazionale e culturale.

Siti come Smashwords, Amazon, Barnes&Nobles e via dicendo ci offrono già ora delle interessanti alternative.

Per gli autori e per gli editori la situazione è persino più semplice: esistono ormai innumerevoli modi di pubblicare un eBook su Internet (anche in italiano) e per farsi pagare. Nel mio articolo “Il business dell’editoria digitale” ne cito alcuni. Se esiste un limite, questo risiede magari nella diversa “visibilità” di una piattaforma italiana e molto pubblicizzata, come quella di Telecom Italia, rispetto ad altre soluzioni. Bisogna però tenere presente che il successo di un prodotto è legato, prima di tutto alla qualità del prodotto stesso. Se un libro è interessante ed avvincente, si vende, qualunque sia lo scaffale su cui è apparso la prima volta.

Nota conclusiva: la cultura sta altrove

In ogni caso, come continuo a ripetere da tempo, è la “struttura concettuale” stessa del “libro” ad essere ormai in crisi. È il suo processo produttivo, fatto di autori e di redazioni chiaramente identificabili, di diritti d’autore e di canali di distribuzione proprietari, ad essere superato dai fatti. È tutto un mondo ad essere ormai obsoleto.

Ciò che ci libererà da questi, ennesimi squali è, come al solito, il World Wide Web. È il web con i suoi innumerevoli canali di distribuzione, con i suoi volontari e con la sua “gift economy”.

Chi ha qualcosa da dire, semplicemente lo dirà attraverso una pagina web, come sto facendo io stesso in questo momento. Lo farà sapendo che il suo “ritorno” dipende da cose diverse dal prezzo di copertina. Chi deciderà invece di condizionare la lettura di un suo testo al pagamento di un “balzello” lo farà con la piena consapevolezza che il suo testo è un “prodotto”, non un “messaggio”, e come tale verrà trattato.

Chi vuole leggere, non per il gusto di scorrere le parole su un pezzo di carta ma per il desiderio di conoscere un altro mondo, troverà sul web la finestra di cui ha bisogno, non altrove. Chi deciderà di cercare ancora la rassicurazione della copertina o del frusciare della carta, lo farà sapendo che deve pagare un balzello per questo servizio. Un balzello fatto di soldi ma, soprattutto, di libertà e di “orizzonte”.

In un mondo “connesso” come il nostro, l’unica censura veramente possibile è quella che il lettore si autoimpone attraverso i suoi pregiudizi.

Alessandro Bottoni

L’immagine proviene da Picasa: picasaweb.google.com/lh/photo/9Rs5g-_Vw-hSOi4SoxL3zQ

Comments
2 Responses to “Fahrenheit 902”
  1. lordmax ha detto:

    Amen fratello.

    Questa volta sono totalmente d’accordo con te. ^___^

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