Linux non sbarca a Napoli

In questi giorni, grazie ad un articolo de “Il Mattino, ripreso da OpenItalia.net e da GNUVox, ma sostanzialmente ignorato dal resto della stampa, abbiamo appreso della mancata adozione di Linux da parte del Comune di Napoli. L’articolo originale è reperibile a questi indirizzi:

http://www.openitalia.net/Article69419.html

http://www.gnuvox.info/index.php/2007/11/26/p1035 .

 

La storia, in breve è la seguente.

 

Il 13 febbraio di quest’anno il Consiglio comunale, approva un ordine del giorno che «impegna sindaco e giunta a presisporre le opportune azioni e proposte per accedere al fondo per il sostegno agli investimenti per l’innovazione negli enti locali, attivando la sperimentazione delle applicazioni software a codice aperto; ad utilizzare le stesse per la digitalizzazione del Comune di Napoli». Già pronti i titoli dei giornali: Napoli all’avanguardia, Napoli che sperimenta gli open source, il Comune che risparmia soldi e ottiene finanziamenti per ammodernarsi. Niente di tutto questo. La decisione del Consiglio resta sulla carta. Anzi, il 19 luglio 2007, l’assessore Donata Rizzo D’Abundo, titolare della delega alle reti telematiche, presenta una delibera per un accordo con la Microsoft. Intesa che non solo prevede un’esborso di circa un milione di euro per programmi e licenze ma anche un impegno di durata pluriennale e bonus per i dipendenti.

Secondo i responsabili del Comune di Napoli, la ragione di questa inversione di rotta è la seguente.

 

Attualmente è un processo difficile da inserire. Serve una seria formazione del personale che dovrà utilizzare i nuovi programmi, occorrerebbe aggiornare l’intero parco informatico del Comune che utilizza un codice privato. Non è possibile attuare il passaggio ai programmi open source con rapidità.

Ignoranza o Interesse personale?

Francamente, è impossibile sostenere che il passaggio a Linux comporti delle difficoltà tecniche tali da impedire una rapida adozione su larga scala di questo sistema operativo e dei relativi programmi.

 

Linux è stato già adottato, in tempi più che ragionevoli e senza particolari difficoltà, da città come Monaco di Baviera e da aziende come Mercedes. I nostri ragazzi (che spesso non hanno idea che esista il congiuntivo o dove si trovi il Belgio sulla mappa) lo installano e lo usano da anni. Come se non bastasse, esistono versioni di Linux (sostanzialmente auto-installanti ed in grado di manutenersi da sole) che mimano l’aspetto ed il comportamento di MS Windows fino ai minimi particolari. Basterebbe dare un’occhiata a Linux Vixta (http://vixta.sourceforge.net/) per rendersene conto. Quale formazione del personale sarebbe stata necessaria? Dobbiamo forse ipotizzare che il Comune di Napoli, negli ultimi decenni, abbia assunto soltanto persone con gravi handicap neurologici?

 

Ma anche lasciando perdere Linux, cosa impediva al Comune di napoli di adottare OpenOffice? Questa suite di programmi per l’ufficio, completamente gratuita, aperta ed aderente agli standard, gira anche su Windows e viene usata da anni da milioni di persone, senza che abbiano ricevuto nessuna formazione specifica. OpenOffice, infatti, è sostanzialmente indistiguibile da MS Office nella stragrande maggioranza delle applicazioni ed è in grado di leggere e scrivere i documenti creati da MS Office. OpenOffice sostituisce gratuitamente, da tempo e su milioni di macchine, una suite di programmi che MS fa pagare circa 400 euro ad installazione. Quanto si sarebbe potuto risparmiare con questa operazione indolore e priva di rischi?

 

Come se non bastasse, non c’era nessun motivo di aggiornare il parco macchine. Sia Linux che OpenOffice sono infatti in grado di girare su hardware uguale o persino meno prestante di quello richiesto dai corrispondenti programmi commerciali. Non c’era nemmeno bisogno di abbandonare Windows ed i suoi programmi. Linux è in grado di convivere sullo stesso PC con Windows, sia in modalità dual boot che con tecniche di virtualizzazione (ormai incluse di serie in Linux e quindi prive di problemi di installazione). Le licenze di Windows e dei suoi programmi, già regolarmente acquistate, sarebbe rimaste comunque a disposizione del Comune.

 

L’unica spiegazione possibile per questa inspiegabile decisione del Comune di Napoli è la seguente.

 

Nessuna azienda può fare la cresta, e pagare delle mazzette, su dei programmi che, essendo OpenSource, non possono essere né venduti né fatturati.

I LUG

A Napoli, come in qualunque altra città del Pianeta, esiste un LUG, cioè un Linux User Group, in grado di fornire tutto il supporto necessario per passare da Windows a Linux (http://www.nalug.net/). L’Università di Napoli, come qualunque università del Pianeta, è perfettamente in grado di fornire le competenze di alto livello e la “manovalanza” (gli studenti) necessari a simili progetti. Il Comune di Napoli, come tutti i comuni italiani, dispone al suo interno di fior di specialisti, pagati profumatamente, che dovrebbero occuparsi proprio di queste cose. Cos’è mancato, allora?

 

Francamente, ci sembra che il Comune di Napoli ci debba una spiegazione per questo ulteriore milione di euro gettato al vento.

 

Alessandro Bottoni

alessandro.bottoni@infinito.it

Frontiere Digitali

http://www.frontieredigitali.net/

 

Comments
8 Responses to “Linux non sbarca a Napoli”
  1. occhio che hai completamente “lisciato” il link del NaLug (Napoli GNU/Linux Users Group)!
    http://www.nalug.it/

  2. giorgio assante ha detto:

    Che la D’Abundo temesse di perdere l’occasione di un viaggio a Seattle a spese dei contribuenti?
    A parte gli scherzi, il problema mi pare più prosaicamente che questi incarichi vengono affidati a politici completamente a digiuno di nuove tecnologie. Per rendersene conto basta andare a leggersi alcune risposte dell’assessore a chi a sollevato la questione. Illuminante in proposito quella nella quale ha sostenuto che l’introduzione dell’open source sarebbe stata “una scelta d’elite”.
    E’ così che tanti amministratori nel nostro paese vedono il software free. E l’ignoranza, è noto, si paga. Anche se purtroppo in questo caso a pagare sono i cittadini.

  3. christian ha detto:

    sono molto dispiaciuto per i napoletani,che sono costantemente strangolati da amministrazioni vergognose e che nessuno fa nulla per rimuovere..
    cari se avete ancora delle speranze, ribellatevi..

  4. Dante ha detto:

    Signori, dovreste farvi un giro per gli uffici pubblici di napoli per rendervi conto a quale tipo di “personale” si fa riferimento.

    Assenteisti, ignoranti, maleducati, ottusi. E voi vorreste mettr linux nelle mani di questa gente? Vero è che per loro il computer è qualcosa di provenient da un altro pianeta (e quindi linux o windows poca differenza farebbe), però credo che optando per il pinguino perderebbero il “supporto familiare” che un figlio od un nipote più “hi-tech” potrebbe dare a queste mummie.

    Sperimentare a napoli costerebbe troppo: questi già boccheggiano normalmente, se gli piazzate il sistema nuovo gli date solo un’altra scusa per non fare niente.

    Chiaramente qualcuno si salva, ma è una minoranza non significativa e non hanno i superpoteri per salvare il tutto.

    Personalmente manderei a casa i pezzi da museo (oppure gli assegnerei altri compiti) e rinnoverei il parco umano prima di quello tecnologico. ;)

  5. Ale ha detto:

    Concordo con le tue considerazioni, ma vorrei fare una precisazione su OpenOffice: i fogli MS Excel li legge ma sballa completamente le formule, almeno quelle che utilizzano la funzione TIME.

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